Un'antica leggenda racconta che quando Dio creò gli animali, aveva una tavolozza piena di magnifici colori che distribuì con generosità: il pavone, dal blu intenso e dalla coda affascinante; la tigre, maestosa e splendida con le sue striature nere sul pelo fulvo intenso; i pesci delle barriere coralline, variopinti e splendenti... Ad ogni animale Nostro Signore diede forma, colore e nome, fino a quando arrivò ad un piccolo uccellino dallo sguardo vispo e, dopo avergli dato delle generose pennellate, gli disse: "Tu ti chiamerai pettirosso!" e lo fece volare.
L'uccellino, tutto felice, volò sulla Terra - che allora era nuova di zecca - e, passando sopra un fiume, guardò in basso per vedere il suo riflesso nell'acqua. Non potè credere ai suoi occhi e così scese più in basso, fin quasi a sfiorare le acque del fiume, e guardò con attenzione, ma non si era sbagliato: era completamente grigio! Nemmeno una goccia di colore rosso tingeva le piume del suo petto! Com'era possibile?
Dopo averci pensato su per un bel pezzo, decise di tornare da Dio per chiedergli spiegazioni. Lui era ancora intento a dipingere le ali delle farfalle quando l'uccellino gli si avvicinò timidamente: "Voglio soltanto chiederti una cosa. Perchè devo chiamarmi pettirosso, se son tutto grigio?", domandò l'animaletto, sperando che Dio gli rispondesse che si era trattato di una dimenticanza e rimediasse subito con un colpo di pennello, ma Lui ribattè: "Ti ho chiamato pettirosso e pettirosso sarai, ma cerca da te il modo di meritarti le piume rosse".
Meditabondo, l'uccellino si allontanò: cosa poteva fare per meritarsi le piume rosse? Iniziò a costruirsi il nido in mezzo ai rovi ed alle rose selvatiche: forse, stando in mezzo alle spine, un petalo di rosa gli si sarebbe attaccato addosso e gli avrebbe dato colore, pensava, ma non funzionò.
Passarono gli anni e tante generazioni di pettirossi nacquero nei nidi ben nascosti tra le spine, ma nessuno di loro aveva le piume colorate di rosso. Non era servito nascondersi tra le rose, non era servito mostrarsi coraggiosi lottando furiosamente con altri uccelli e non era servito neppure gonfiarsi il petto cantando melodie. Ora i piccoli, nel nido, cinguettavano coraggiosamente che avrebbero fatto del loro meglio per conquistarsi le piume rosse, ma mamma e papà pettirosso risposero, tristi, che era impossibile: fin dai tempi di quel loro antenato, ogni generazione aveva tentato e tentato, ma sempre senza successo.
Proprio mentre si teneva questa discussione, si udì un frastuono fuori dal nido: guardie armate marciavano tra la folla, che si muoveva lungo il sentiero urlando ferocemente, mentre alcune donne piangevano disperate. Mamma pettirosso si stese sopra i piccoli: "Non voglio che vediate queste scene - disse - Sono tre malfattori, vanno ad essere crocifissi", mentre papà pettirosso controllava attentamente che nulla potesse minacciare il nido. "Come sono crudeli gli uomini! - disse - Sulla testa di uno hanno anche messo una corona fatta di spine. Eppure lui è tanto bello e guarda la gente con occhi tanto penetranti che chiunque deve sentire di amarlo. Vedere il sangue che esce dalla sua fronte ferita mi colpisce il cuore" e così dicendo, spiccò il volo e si diresse deciso verso la croce.

L'uccellino volò via per fare ritorno al nido, dispiaciuto per non aver potuto fare di più e convinto che al primo bagno in una pozza d'acqua quel sangue si sarebbe lavato via, ma quando raggiunse la sua famiglia vide che sul petto di tutti loro splendeva la tinta rossa promessa migliaia di generazioni prima da Dio. Non il coraggio, non il bel canto, ma l'amore e la pietà ci procurano i doni che più desideriamo.
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