Il
24 agosto una grossa nube minacciosa sovrastava la sommità del
Vesuvio fin dall'alba, ma fu soltanto più tardi nella mattinata che i gas compressi sotto la lava solidificata del
vulcano esplosero in tutta la loro potenza, scagliando una pioggia di pietre e lapilli in cielo e sollevando una nube di polvere tale da oscurare il sole. Era il
79 d. C. e la fiorente città di Pompei cessò di esistere.
Cancellata dal vulcano, dimenticata dalla Storia, iniziò a tornare alla luce soltanto nel XVI secolo, quando l'architetto Domenico Fontana, nel costruire un canale di derivazione del fiume Sarno, si imbatté in alcune epigrafi e resti di edifici dalle pareti affrescate, ma non vi riconobbe i resti dell'antica città; soltanto nel 1748, per volontà di re Carlo di Borbone, ebbero inizio i primi scavi.
Che proseguono ancora oggi, così come i lavori di restauro.
Su Pompei e la sua storia sono stati scritti libri, girati documentari e certamente non mancano le informazioni circa questo luogo ed il suo drammatico passato, ma nulla suscita la stessa emozione del camminare in quei luoghi in cui il tempo pare essersi fermato.
Le strade sono riemerse dalla cenere, sono ancora visibili i "binari" tracciati per il passaggio dei carri; i mosaici affascinano per bellezza e ricchezza dei particolari, così come pure gli affreschi che arricchiscono le abitazioni nobiliari o che illustrano le "specialità" offerte dalle prostitute nei lupanari; non manca neppure il thermopolium, il fast food dell'epoca romana, perfettamente conservato e restituitoci dagli scavi.
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Strada dell'antica Pompei, coi solchi dei carri ed i marciapiedi |
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Un affresco (col celeberrimo rosso pompeiano) |
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Nei lupanari erano illustrate le "specialità" delle prostitute |
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Un thermopolium, qui si gustava il fast food di epoca romana |
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