Ci sono eventi le cui radici si perdono nella storia, capaci di fondere indissolubilmente sacro e profano: la fiera di Sant'Abbondio a Como è certamente uno di questi.
Dell'Abbondio uomo ci sono giunte notizie frammentarie - non si sa, ad esempio, quando e dove nacque con esattezza, così come pure è incerta la data della sua morte - ma sicuro è che fu il quarto vescovo di Como a partire dal 440 e che nel 450 fu designato da Papa Leone Magno per respingere le eresie di Nestorio e di Eutiche a Costantinopoli, confermando la piena divinità ed integra umanità di Cristo ed aprendo la via al dogma cristologico del Concilio di Calcedonia (451).
Rientrato in città, Abbondio si dedicò interamente all'opera di evangelizzazione del territorio lariano e si narra che morì in un giorno di Pasqua, dopo aver predicato (ma, come detto, non si sa con esattezza in che anno: secondo taluni nel 469, secondo altri nel 488 o nel 499). Le sue spoglie mortali vennero sepolte all'interno della basilica romanica dei Santi Apostoli, edificata laddove sorgeva una precedente chiesa paleocristiana, che in seguito assunse il suo nome.
Anche la fiera collegata alla venerazione del santo patrono della città affonda le proprie radici nella storia, tanto che un testo del 1280 e gli Statuti di Como del Tredicesimo secolo riportano la manifestazione come già consolidata ed inserita tra le attività economiche del territorio.
Inizialmente la fiera si svolgeva nel periodo pasquale - forse collegandosi alla tradizionale data della morte del Santo - ma dal 1698 venne spostata al 31 agosto, probabilmente perchè agricoltori ed allevatori avevano, all'avvicinarsi dell'autunno, molte più merci da esporre. La fiera è sempre rimasta saldamente legata all'attività contadina, tanto che ancora oggi all'interno della manifestazione si svolge la fiera del bestiame, mentre il richiamo alle antiche tradizioni è assicurato dalla presenza di piatti tipici del territorio venduti ai visitatori ed alle mani esperte delle artiste del tombolo, merletto molto delicato e celebre anche come "pizzo di Cantù".
P.S. Queste foto sono state scattate con lo smartphone, quindi hanno tutti i limiti del caso. Portate pazienza!
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