Cammini e all'improvviso, in quello che pare un terreno annientato dall'inverno, compare lei, timida e bella: la violetta.
Il suo "capo reclinato" venne cantato da Goethe nel componimento "La Violetta" e questo umile fiorellino, che nasce spontaneamente nei prati e sotto i cespugli, viene definito timido per il suo fiorire in modo discreto, all'inizio della primavera, senza clamore e nel silenzio che ancora accompagna la fredda coda dell'inverno.
Un fiore timido e bello, piccolo ma dal profumo capace di catturare prima ancora dello sguardo, nascosto ma non inosservato, pudico ma non insignificante. Un fiore capace di scuotere l'animo dei poeti, come Dante Alighieri.
Deh, Violetta, che in ombra d'Amore
negli occhi miei sì subito apparisti,
aggi pietà del cor che tu feristi,
che spera in te e disiando amore.
Tu, Violetta, in forma più che umana,
foco mettesti dentro la mia mente
col tuo piacer ch'io vidi;
poi con atto di spirito cocente
creasti speme, che in parte mi sana
la dove tu mi ridi.
Deh, non guardare perchè a lei mi fidi,
ma drizza li occhi al gran desio che m'arde,
chè mille donne già per esser tarde
sentiron pena de l'altrui dolore.
Dante Alighieri (Rime - XIII secolo)
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